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09.03.2023
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Confronti tra bambini? Meglio evitarli. Ecco il perché

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“Ma perché non riesci a prendere 9 come Giulia?”, “Io da piccola ero bravissima a nuoto, ma da chi avrai preso?”, “Tuo fratello è bravissimo a imparare l’inglese, tu invece…” 

Quante volte ti capita di fare confronti tra i tuoi figli, o tra loro e i compagni o tra loro e te stesso da piccolo? I genitori tendono a fare paragoni, un po’ per frustrazione un po’ per spingere bambini e bambine a fare meglio, per motivarli con l’esempio di chi è più bravo

Fare paragoni, però, non è un buon modo per supportare la motivazione dei bambini. Ce lo spiega Gülizar Şehitoğlu, psicologa clinica.

Perché i genitori fanno paragoni tra i bambini?

Perché i genitori usano spesso il confronto con gli altri bambini? O anche con se stessi da piccoli? 

“I genitori sono sempre mossi dalle migliori intenzioni, ma le buone intenzioni a volte non danno buoni risultati”, dice la psicologa clinica Gülizar Şehitoğlu. “I genitori vogliono correggere le debolezze dei figli, e proiettano su di loro quello che non sono riusciti ad ottenere,i loro sogni di bambini. Perché ogni genitore è stato un bambino”. 

L’esempio classico è quello del papà che sognava di diventare un calciatore professionista e non ci è riuscito, e adesso fa pressione sul figlio perché diventi lui un calciatore. Il problema è che il padre non prende in considerazione le effettive capacità e le reali aspirazioni del figlio. Ed è a questo punto che entra in gioco il confronto con gli altri. 

“I genitori usano il confronto per motivare i figli ad avere successo, ma spesso facendo così ottengono l’effetto contrario: la perdita di motivazione del bambino”.

Il confronto con gli altri non aiuta l’autostima

Cosa succede al bambino quando si sente paragonato agli altri? Il confronto con gli altri aiuta l’autostima? 

“Una delle conseguenze dei paragoni è la perdita di fiducia in se stessi. Il confronto con gli altri può dare al bambino la sensazione di non valere nulla. Dobbiamo ricordare che ogni bambino è unico, ha interessi e caratteristiche diverse e dobbiamo capire cosa piace davvero ai nostri figli, dobbiamo conoscerli davvero per scoprire cosa possono e non possono fare”, continua la psicologa. 

 

Il confronto genera nei bambini sentimenti molto negativi, come rabbia, gelosia, infelicità o demotivazione a scuola e problemi con i coetanei. 

Sentirsi ripetere che il fratello, la sorella o l’amico sono più bravi, riescono meglio nello sport, prendono voti migliori o sono più obbedienti, mina la fiducia in se stessi di bambini e bambine. Schiacciati dal confronto con gli altri, bambini e bambine possono cominciare a sentirsi insicuri e a dubitare delle loro capacità e del loro valore. 

Il paragone è diverso dall’esempio

Ma è davvero sempre sbagliato fare paragoni tra i bambini? I buoni esempi potrebbero servire come ispirazione e motivazione. O no? 

“Certo, ma fornire buoni esempi è diverso dal fare confronti tra bambini. Per esempio, se un bambino si allena a tennis ed è appassionato di questo sport, il genitore può suggerirgli un famoso tennista come ispirazione ed esempio. Se vogliamo supportare la motivazione dei nostri figli a fare un corso di inglese per bambini piccoli, possiamo suggerire di seguire coetanei che parlano già benissimo l’inglese”.

 

La differenza tra fare paragoni tra bambini e fornire degli esempi è che, nell’esempio, partiamo dagli interessi e le passioni di ragazzi e ragazze e conosciamo gli obiettivi che vogliono raggiungere. “Se lei ce l’ha fatta, puoi farcela anche tu”. Quando facciamo un paragone, invece, confrontiamo il bambino con un altro, aspettandoci che lui ottenga dei risultati che sono voluti solo da noi e non condivisi, senza considerare che ogni bambino è unico.  

Per semplificare, possiamo dire che l’esempio serve a motivare verso un obiettivo che il bambino vuole raggiungere, il confronto con gli altri fa sentire il bambino meno bravo e poco capace.

No ai confronti, sì al modello “servizio e risposta”

Se vogliamo aumentare l’autostima dei nostri figli dobbiamo evitare di fare confronti tra i bambini, quindi. Eppure a volte il confronto viene spontaneo. Si confrontano i voti, i risultati sportivi, i comportamenti. Che consiglio può dare ai genitori per evitare di fare confronti tra bambini? 

“Dobbiamo sforzarci di conoscere davvero i nostri figli. Nell’ambito della genitorialità usiamo il modello “serve and return”, servizio e risposta, come in una partita di tennis. Riceviamo il “servizio” da ragazzi e ragazze, i segnali di ciò che li appassiona, quello per cui sono portati. Dobbiamo dare una “risposta” riconoscendo questi segnali per capire in cosa devono migliorare, cosa devono ancora scoprire e sperimentare. I genitori tendono a far sperimentare ai figli quello in cui sono già bravi, ma è importante anche mettersi alla prova in aree diverse, in cui si ha meno capacità o esperienza”, spiega Gülizar Şehitoğlu.

Se sei un ottimo nuotatore, come genitore tenderai a mandare i tuoi figli a scuola di nuoto, ma è importante anche far sperimentare loro altri sport. Lasciare lo spazio per sperimentare cose diverse e nuove. “È molto importante sforzarsi di conoscere davvero i nostri figli”, continua la psicologa, “al di là delle nostre aspettative e dei nostri interessi; cercare di conoscerli come faremmo con degli sconosciuti che abbiamo appena incontrato”. 

I bambini non sono accessori di cui circondarsi, sono tesori che dobbiamo scoprire. Con pazienza e senza giudizio. 

Hai l’abitudine di confrontare tuo figlio o tua figlia con gli altri? Raccontaci cosa ne pensi nei commenti. 

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