Il “fattore genitori” e altre interessanti novità nei più recenti studi sul linguaggio
Il successo di bambini e bambine nello studio di una lingua straniera dipende anche dall’atteggiamento dei genitori. Questo è l’interessante il risultato di una delle ultime ricerche dell’Università di Cambridge.
Abbiamo analizzato questa e altre due interessanti ricerche del MIT e dell’Istituto Max Planck per scoprire tutte le novità in fatto di studi sul linguaggio.
In questo articolo ti raccontiamo il risultato di questi affascinanti studi, che ci aiutano a scoprire come funziona il linguaggio.
Il fattore “genitori”: l’importanza dei genitori nello studio di una lingua straniera.
Imparare una lingua straniera non significa solo studiare a scuola, fare un corso di inglese privato o prendere ripetizioni. L’apprendimento di una lingua dipende anche da altri fattori.
Per esempio, da quanto la lingua straniera è presente nel nostro quotidiano. (Per esempio: viaggiamo spesso? Guardiamo serie e film in lingua originale, magari con i sottotitoli?)
L’apprendimento di una lingua straniera è anche influenzato dalle nostre convinzioni: siamo davvero convinti che imparare quella lingua sia importante.
Recentemente uno studio dell’Università di Cambridge sull’identità multilingue, ha messo in evidenza che anche le convinzioni dei genitori sullo studio di una lingua straniera influenzano l’apprendimento dei figli.
Lo studio – condotto per due anni su oltre 1.300 ragazzi e ragazze di 12-13 anni di sette scuole secondarie inglesi – ha cercato di capire quali fattori influenzano il desiderio degli studenti di considerarsi multilingue e ha coinvolto gruppi di studenti madrelingua inglese e non madrelingua.
I ragazzi dovevano indicare quanto si consideravano multilingue e cosa pensavano, quali emozioni provavano nei confronti dell’inglese.
La ricerca ha mostrato che le opinioni e l’atteggiamento dei genitori erano il fattore che più influenzava l’atteggiamento degli studenti nei confronti della lingua. Le idee dei genitori sul plurilinguismo, contano molto di più rispetto alle idee di amici o insegnanti. (In particolare le convinzioni dei genitori hanno un peso doppio rispetto a quelle degli insegnanti).
Naturalmente, gli atteggiamenti dei genitori nei confronti di una lingua sono diversi anche in base al Paese: per un genitore che vive in una città cinese potrà essere molto importante che il figlio o la figlia segua delle lezioni di inglese per bambini.
Mentre un genitore che vive nella campagna inglese potrebbe non attribuire la stessa importanza al corso di francese dei figli.
Quindi, come genitore puoi fare molto per aiutare tuo figlio o tua figlia a imparare l’inglese, ricordando sempre che il tuo atteggiamento e le tue convinzioni contano e influenzano il successo di ragazzi e ragazzi.
Se sei convinto che l’inglese sia importante, puoi fare in modo che l’inglese entri anche in casa, diventi parte del vostro quotidiano.
E puoi trasmettere l’idea che studiare una lingua non significa solo imparare a memoria noiose liste di verbi irregolari, ma può essere un’attività divertente e uno strumento per viaggiare e conoscere.
Inglese, turco o cinese: il cervello funziona nello stesso modo?
Per capire come funziona l’architettura del linguaggio, è fondamentale esaminare diverse lingue. Gli studi di neuroscienze però fino ad ora si sono concentrati soprattutto su poche lingue, principalmente indoeuropee. E in particolare sull’inglese.
Uno studio recente dell’Università del MIT ha finalmente ampliato il campo di ricerca a 45 lingue di 12 famiglie linguistiche. La ricerca ha mostrato che lingue diverse tra loro sono molto simili per quanto riguarda le aree del cervello che vengono attivate per elaborare il linguaggio.
Dallo studio è emerso che le aree del cervello impegnate nell’elaborazione del linguaggio siano le stesse per l’inglese e per altre lingue di 12 famiglie linguistiche strutturalmente diverse: in particolare l’area di Broca e alcune parti dei lobi frontali e temporali. Queste aree del cervello sono legate all’emisfero sinistro e fortemente interconnesse.
Secondo gli autori, ora che possiamo vedere le somiglianze tra le lingue, possiamo anche cercare le potenziali differenze.
Per esempio: l’elaborazione delle lingue tonali (come il mandarino) in cui il significato della parola può cambiare in base al tono della voce, potrebbe impegnare regioni cerebrali diverse, che hanno a che fare con l’udito.
Source: An investigation across 45 languages and 12 language families reveals a universal language network. URL: https://www.nature.com/articles/s41593-022-01114-5
Questa ricerca è un primo passo verso l’analisi dell’elaborazione neurale di varie lingue e sarà utile per studiare in modo più approfondito elementi che non sono presenti nella lingua inglese e vedere in che modo vengono elaborati a livello cerebrale.
Lexibank: 2500 lingue in un clic
Dopo oltre otto anni di ricerche, e grazie al lavoro di un gruppo interdisciplinare di ricercatori, è ora disponibile un enorme database linguistico che offre informazioni sulle parole di circa 2500 lingue.
Source: Lexibank, a public repository of standardized wordlists with computed phonological and lexical features. URL: https://www.nature.com/articles/s41597-022-01432-0
Il progetto si chiama Lexibank, è stato realizzato dai ricercatori dell’Istituto Max Planck di Lipsia e dell’Università di Auckland in Nuova Zelanda.
Grazie a tecnologie all’avanguardia, Lexibank aiuta ad analizzare le lingue in modo sistematico secondo 60 diverse caratteristiche e fornisce dati importanti per comprendere l’evoluzione delle lingue, le loro analogie e differenze.
Lexibank rappresenta uno strumento prezioso che aiuta gli studiosi a individuare le caratteristiche simili di lingue diverse e lontane geograficamente, visualizzandole su una mappa.
Ecco un esempio: in alcune lingue la coppia “mano/braccio” è espressa con una sola parola (in russo “ruka”). Fino ad ora si pensava che la tendenza a unire i significati in un’unica parola fosse basata sulla geografia delle lingue ma adesso invece scopriamo che questa tendenza è presente in lingue di aree del mondo lontane geograficamente.
Un altro esempio interessante dal confronto tra tante lingue diverse mostra che anche in lingue molto lontane geograficamente la parola “madre” inizia con la lettera m e la parole “padre” inizia con la lettera p o suoni simili.
Se lingue che appartengono a gruppi diversi, mostrano delle similitudini, forse c’è stata “un’evoluzione parallela indipendente” delle lingue, come suggeriva il grande linguista Roman Jakobson nel 1968.
La collezione di liste di parole Lexibank è un primo tentativo di integrare la ricchezza di dati linguistici raccolti negli ultimi secoli, scrivono i ricercatori.
“Sebbene sia ben lontana dall’essere completa, siamo convinti che la raccolta fornirà uno strumento prezioso per le future indagini sulla storia, la diversità e la psicologia delle lingue del mondo”.
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