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02.03.2023
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Mio figlio non mangia. Impara a riconoscere i disturbi alimentari.

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Che preoccupazione un bambino che non mangia! La bocca ostinatamente chiusa, la testa che si gira dall’altra parte quando provi ad avvicinare il cucchiaio, bocconi masticati all’infinito e poi sputati. Nutrire un figlio è la prima e più naturale forma di accudimento che un genitore ha verso il figlio, la prima forma di relazione. E quando un figlio o una figlia rifiuta il cibo la preoccupazione è, naturalmente, enorme.

Abbiamo chiesto alla dottoressa Giusy Di Profio, psicologa clinica ed esperta in sostegno alla genitorialità, di aiutarci a capire quali sono i disturbi alimentari nei bambini e i problemi alimentari in adolescenza, a quali segnali fare attenzione per capire se c’è effettivamente un disturbo dell’alimentazione e gli errori da evitare al momento dei pasti. 

Perché ci occupiamo di disturbi alimentari? Perché, come scuola di inglese per la scuola primaria e secondaria, abbiamo a che fare ogni giorno con migliaia di genitori e vogliamo contribuire ad aiutarli nei piccoli e grandi problemi quotidiani, grazie all’aiuto di esperti in diverse materie. 

Non vogliamo parlare solo di come aiutare i figli a imparare l’inglese, ma anche come aiutare bambini e bambine a trovare la motivazione allo studio, come proteggere i bambini in rete e come capire se tuo figlio è bullizzato, per esempio. I temi da affrontare, per i genitori, sono tanti. In questo articolo parliamo di disturbi alimentari nell’infanzia. 

Problemi alimentari e disturbi alimentari nei bambini

Non sempre il rifiuto del cibo indica un vero e proprio disturbo alimentare nei bambini. A volte i problemi alimentari possono essere solo temporanei e legati a fasi di crescita o a periodi di cambiamento. 

Dott.ssa Di Profio, in quali casi il rifiuto del cibo è solo temporaneo e legato a una fase della vita di bambini e bambine, e quindi non dovrebbe destare particolari preoccupazione? 

“Da 0 mesi all’adolescenza si possono manifestare episodi relativi al rifiuto del cibo. I genitori non dovrebbero preoccuparsi se il rifiuto del cibo si verifica durante fasi di criticità e cambiamento per il bambino. Pensiamo per esempio al periodo dello svezzamento, alla nascita di un fratellino o di una sorellina, a un trasloco o un cambio di scuola. In tutti questi casi, il rifiuto del cibo è legato a una fase transitoria e si risolve spontaneamente con il passare del tempo. Ci sono anche i bambini cosiddetti “spizzicatori” (picky eaters in inglese), che mostrano scarso appetito e rifiuto selettivo per una gamma specifica di cibi. Anche questo comportamento non rientra in un quadro patologico di condotta alimentare. Non si tratta, cioè di un disturbo alimentare”. 

 

In questi casi, quindi, siamo di fronte a problemi che si risolvono spontaneamente con il tempo. 

Disturbi alimentari e bambini: i sintomi

Quali sono invece i campanelli d’allarme che ci fanno capire che possiamo avere di fronte un vero e proprio disturbo alimentare infantile? 

“Il primo indicatore da osservare è il fattore tempo, ossia il perdurare del sintomo che stiamo osservando. Ad esempio, se il comportamento anomalo si protrae per un mese. I sintomi che rappresentano un vero e proprio campanello d’allarme e possono indicare un disturbo alimentare sono: iper eccitabilità, irritabilità, faticabilità eccessiva e interruzione precoce dell’assunzione di cibo, oppositività, collera intensa, disinteresse nei confronti del cibo, tendenza a sputarlo, rovesciare il piatto o vomitare quanto introdotto. Per i problemi alimentari in adolescenza, i sintomi sono l’eccessiva preoccupazione per il peso e per la forma fisica, dieta, abbuffate, vomito, abuso di lassativi, diuretici o pillole per dimagrire”.

I bambini possono manifestare questi sintomi già nei primi mesi di vita, spiega la dottoressa Di Profio ed è molto importante quindi essere attenti osservatori e riportare al pediatra ogni anomalia relativa al rapporto che il bimbo ha col cibo. 

Dottoressa Di Profio, può spiegarci quali sono i più comuni disturbi alimentari nei bambini? 

I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione in età evolutiva sono: la Pica, che consiste nell’ingestione di sostanze non commestibili – come carta, lana, argilla, gesso, capelli, sporcizia, corda – per un periodo di almeno 1 mese; il disturbo da alimentazione selettiva, che si ha quando i bambini mangiano solo alcune tipologie di cibi ed escludono tutte le altre e c’è una perdita di peso significativa. Se non c’è perdita di peso, non si tratta di un disturbo alimentare ma di una cattiva condotta a tavola. Poi c’è la disfagia funzionale, che si verifica quando un bambino ha subito un trauma legato al cibo. Per esempio ha rischiato di soffocare per un boccone andato di traverso, o si è spaventato per il riflesso del vomito. In questi casi il bimbo mangia con difficoltà proprio perché ha paura che il cibo possa fargli male”.

E poi naturalmente ci sono i disturbi alimentari più conosciuti: anoressia e bulimia

“Sì, l’anoressia nervosa si manifesta con un’assunzione ristretta di calorie in relazione alle necessità, sia nel bambino che nell’adolescente e una conseguente perdita di peso significativa. Mentre la bulimia nervosa prevede episodi di abbuffate in cui si ingerisce una quantità eccessiva di cibo in poco tempo. Simile alla bulimia è il Binge Eating Disorder, conosciuto anche come Disturbo da alimentazione incontrollata. A differenza della bulimia, in questo caso abbiamo anche un aumento di peso eccessivo”.

A che età cominciano i disturbi alimentari?

A che età cominciano i primi sintomi di disturbi alimentari nei bambini? Possono esserci disturbi alimentari nei bambini piccoli? 

“Alcuni disturbi alimentari cominciano molto presto. L’età di esordio di pica, disfagia funzionale, alimentazione selettiva, per esempio, è intorno ai 18 mesi. Mentre l’anoressia nervosa presenta un picco nell’età compresa tra 13 e 18 anni e la bulimia nervosa ha un’età d’esordio tra 16 e 17 anni”.

I disturbi alimentari riguardano di più le bambine, i bambini, o entrambi nella stessa misura? 

Soprattutto nella prima infanzia, i maschi sono in percentuale maggiore rispetto alle femmine. Con l’ingresso in pubertà, la percentuale si inverte e vediamo una maggioranza di femmine. L’insorgenza precoce, interferendo con un sano processo evolutivo sia biologico che psicologico, si associa a conseguenze molto più gravi sul corpo e sulla mente. Un esordio precoce può infatti comportare un rischio maggiore di danni permanenti dovuti alla malnutrizione, soprattutto per i tessuti che non hanno ancora raggiunto piena maturazione, come le ossa e il sistema nervoso centrale”.

Disturbi alimentari nei bambini: le cause

Quali sono le cause dei disturbi dell’alimentazione? 

Le cause di questi disturbi sono complesse ed è più corretto considerarli come il risultato di fattori genetici, biologici e psicologici che, una volta scatenati da eventi ambientali particolari, danno inizio al disturbo alimentare. Penso a fattori genetici (ad esempio il temperamento di un bambino), ambientali (interazione disfunzionale bambino-mamma ), psicologici (bassa autostima). Ma anche fattori ambientali e familiari, come lo stress e il disagio sociale, gli abusi fisici o psicologici e i traumi.

Errori da evitare nel caso di disturbi alimentari nei bambini

Dottoressa Di Profio, ci sono comportamenti sbagliati, errori, che i genitori dovrebbero evitare per prevenire i disturbi alimentari nell’infanzia? 

Il momento dell’alimentazione è per il bambino un’opportunità di ricevere accudimento e cura da parte del genitore, e il genitore talvolta può rispondere con comportamenti inadeguati. È importante evitare lotte, urla, premi e punizioni (“se mangi tutto, ti compro un regalo” oppure “ se non mangi non ti porto al parco”). Consiglio anche ai genitori di evitare l’uso di tablet, telefoni e televisione a tavola”.

Cosa fare se si sospetta un disturbo alimentare? 

Se si sospetta un disturbo alimentare è necessaria la diagnosi precoce. Il genitore deve contattare il pediatra, che saprà indirizzare verso un percorso diagnostico psicologico e nutrizionale, e indicare centri specializzati. È importante che il paziente venga valutato a livello clinico, nutrizionale e psicologico. Escludendo attraverso un’accurata indagine (analisi del sangue complete, esami delle urine e della funzionalità epatica) la presenza di fattori genetici come la disfunzione tiroidea, o la celiachia. L’intervento immediato e attraverso un approccio integrato è fondamentale per individuare la terapia corretta”.

Hai mai temuto che tuo figlio o tua figlia avesse un disturbo dell’alimentazione? E cosa hai fatto? Condividi la tua esperienza nei commenti.

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